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Ecdc, in Europa aumento dei casi della quinta malattia

Ecdc, in Europa aumento dei casi della quinta malattia

Segnali di crescita anche in Italia, ma rischio resta basso

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In alcuni Paesi europei è in corso un aumento delle infezioni da Parvovirus B19, il virus responsabile della quinta malattia, una malattia esantematica che nella maggior parte delle persone ha un decorso benigno, ma che può comportare dei rischi soprattutto per le donne in gravidanza, le persone immunodepresse o con malattie ematologiche. Lo ha reso noto lo European Centre for Disease Prevention and Control. L'aumento dei casi riguarda anche l'Italia. L'attenzione sulla quinta malattia, spiega l'Ecdc, è cresciuta da quando, a marzo 2024, le autorità sanitarie danesi hanno notificato un forte aumento delle donne incinte infette dal Parvovirus B19 nel primo trimestre dell'anno. Da allora altri 14 Paesi europei (Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Slovacchia, Spagna) hanno riportato una crescita delle infezioni. L'Italia ha rilevato il fenomeno con lo screening delle donazioni di plasma: "informazioni preliminari indicano un numero significativamente maggiore di unità di plasma positive al virus B19V da dicembre 2023 in poi rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente", riferisce l'Ecdc. Al momento non ci sono dati completi sulla diffusione del virus in Europa. La Repubblica Ceca riporta nei primi mesi del 2024 un aumento di dieci volte rispetto allo scorso anno. In Francia, nel 2024 sono stati registrati 5 decessi in bambini, 4 dei quali avevano contratto l'infezione nella vita fetale. La Norvegia, invece, segnala una crescita dei casi soprattutto negli adulti tra 30 e 59 anni. Anche se non è chiaro il livello di circolazione del virus, l'Ecdc sottolinea che il rischio di contrarre l'infezione è tra il basso e il moderato: ha infatti già anticorpi contro il virus il 5-10% dei bambini, il 50% degli adulti e il 90% degli anziani. Il rischio di complicanze è invece bassissimo per la popolazione generale, ma più alto per per le donne in gravidanza, le persone immunodepresse o con malattie ematologiche. Sono queste le categorie che devono prestare maggiore attenzione.

A.Roth--MP