Münchener Post - Un meccanismo difensivo dietro lo scompenso cardiaco

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Un meccanismo difensivo dietro lo scompenso cardiaco

Un meccanismo difensivo dietro lo scompenso cardiaco

Effetto dell'adattamento per sopportare la pressione alta

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Un meccanismo difensivo, messo in atto dal cervello per proteggere il cuore dagli effetti deleteri dell'ipertensione arteriosa, finisce per produrre cambiamenti nella struttura del muscolo cardiaco che possono portare allo scompenso cardiaco. È quanto ha scoperto uno studio guidato dall'Irccs Neuromed di Pozzilli e dall'Università Sapienza di Roma pubblicato sulla rivista Immunity. "Abbiamo scoperto che il cuore, sotto pressione a causa dell'ipertensione, invia un segnale al cervello, che a sua volta attiva il sistema immunitario nella milza", spiega la prima firmataria dello studio Sara Perrotta, ricercatrice dell'Irccs Neuromed. La milza, dal canto suo, "rilascia un fattore di crescita, chiamato Placental Growth Factor (Pigf), capace di stimolare specifiche cellule immunitarie presenti nel muscolo cardiaco, favorendo un rimodellamento inizialmente adattativo"; aggiunge la ricercatrice. "Tuttavia, con il tempo, questo processo tende a peggiorare, compromettendo la funzionalità del cuore". La trasformazione. indotta per consentire al muscolo cardiaco di sopportare meglio la pressione elevata, finisce dunque per avere effetti deleteri. Per svelare questo circuito biologico che collega tre organi (il cuore, il cervello, la milza) i ricercatori hanno condotto esperimenti su modelli animali. I risultati sono stati successivamente confermati nell'uomo: è stato scoperto infatti che anche nei pazienti ipertesi i livelli di Pigf nel sangue aumentano parallelamente ai segni di un rimodellamento del cuore. "Questa scoperta apre nuove prospettive nella comprensione di come il sistema nervoso e quello immunitario lavorino insieme per governare la risposta del cuore nei processi patologici che portano allo scompenso cardiaco", spiega la coordinatrice dello studio Daniela Carnevale, professore ordinario all'Università Sapienza di Roma e Irccs Neuromed. "In futuro, potremmo immaginare strategie terapeutiche capaci di modulare questa risposta naturale per prevenire l'evoluzione dell'insufficienza cardiaca".

A.Kenny--MP