Münchener Post - I 70 anni di Tardelli, una vita da urlo Mundial

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I 70 anni di Tardelli, una vita da urlo Mundial
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I 70 anni di Tardelli, una vita da urlo Mundial

Centrocampista 'universale' nel segno di Juve, Trap e Bearzot

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Sono passati oltre quattro decenni, ma la sua corsa sfrenata ed il seguente urlo senza fine, dopo la rete segnata nella finale del Mundial '82, sono ancora sotto i riflettori, immagine dell'Italia felice di quegli anni. Domani Marco Tardelli compie 70 anni, ma é sempre illuminato dalle luci della notte del Bernabeu, gli azzurri che battono 3-1 la Germania dopo aver - contro ogni pronostico - superato le colonne d'Ercole costituite dall'Argentina di Maradona e dal Brasile di Zico. Quell'Italia di Enzo Bearzot lui la ricorda sempre come "una grande squadra". E' stato uno dei primi "universali" del calcio, voluto alla Juve da Giampiero Boniperti all'epoca degli scudetti targati Trapattoni (cinque per lui, più una Coppa Campioni, una Uefa, una Coppa delle Coppe e due Coppe Italia). Con la sua corsa frenetica - lo chiamavano Schizzo, ma il maestro Bearzot lo aveva ribattezzato 'Coyote' per le notti insonni - Tardelli ha macinato tutte le zone del campo, sempre con grande classe e stile. Perché a pallone sapeva giocare bene e lo testimoniano non solo i successi azzurri e quelli in bianconero, ma anche una splendida doppietta al Real Madrid con la maglia dell'Inter, quando il cammino agonistico si avviava alla conclusione. Toscano di Careggine, nato in una famiglia operaia ultimo di quattro fratelli, veste le maglie del Pisa (all'epoca faceva anche il cameriere part-time in un ristorante vicino Piazza dei Miracoli, dove racconta spesso di aver servito Dino Zoff, al quale poi sarebbe succeduto brevemente come capitano Juve) e del Como ad inizio carriera. Numero 8 della Juventus per 11 stagioni (dal 1975 al 1985, con 295 presenze e 35 reti), quindi due anni all'Inter, per chiudere in Svizzera, al San Gallo. Il mondo del calcio gli è rimasto dentro ed una volta smesso di giocare è stato responsabile dell'Under 16 azzurra, poi vice di Cesare Maldini nell'Under 21 con il quale vince l'Europeo. Ha allenato il Como in serie C ed il Cesena in B. Nel 1996 è ancora secondo di Maldini, ma questa volta per la nazionale maggiore. L'anno dopo guida l'Under 23 a vincere l'oro ai Giochi del Mediterraneo. In serie A lo chiama in panchina l'Inter e quella è la vetta della sua carriera da tecnico, anche se l'esperienza termina con un esonero. Non mancano a Tardelli esperienze all'estero, come ct dell'Egitto e - vice di Giovanni Trapattoni - alla guida dell'Irlanda. E' stato commentatore televisivo alla 'Domenica Sportiva', oltre che di altri programmi sportivi della Rai. Nella sua lunga carriera da calciatore, piena di tanti bei ricordi, ha purtroppo trovato spazio anche l'esperienza dell'Heysel, la sua ultima partita in maglia bianconera. "Poteva essere una delle vittorie più belle, ma ciò che accadde, quella tragedia immane, ha cancellato tutto" ha ricordato anni dopo. Ed ha sempre difeso la scelta di giocare: "Cosa sarebbe accaduto se non fossimo scesi in campo? Io mi rispondo che avrebbero potuto esserci grossi problemi, quindi non potevamo fare diversamente". L'uomo a cui l'imminenza delle partite provocava l'insonnia, per molti anni tra i più gettonati oggetti del desiderio femminile, ha smesso quando, a San Gallo, si è accorto che non aveva più voglia di giocare alla domenica, anche se continuava ad allenarsi. Ma quell'urlo di gioia rimane nei sogni. Suoi, e di chi non riesce a smettere di amare quella magnifica follia chiamata calcio.

F.Koch--MP