Lucas, non volevamo fare soldi ma film, così cambiammo Hollywood
Il creatore di mondi a Cannes, American Graffiti mio preferito
(dell'inviata Alessandra Magliaro) Simbolo leggendario del cinema americano, è stato accolto con una standing ovation di oltre tre minuti George Lucas cui verrà consegnata domani nella cerimonia di chiusura di Cannes 2024 la Palma d'oro onoraria. "Eravamo io, Francis Ford Coppola, Paul Schrader, Steven Spielberg... con le nostre idee, soprattutto una: noi non volevamo fare soldi ma fare cinema. È stata un'epoca magnifica, c'era un ricambio tra i vecchi studi che avevano fondato Hollywood e noi pronti a rischiare, il fenomeno Easy Rider ci ha tirato la volata", ha detto uno dei protagonisti della cosiddetta Nuova Hollywood, la grande onda di rinnovamento del cinema americano con cineasti perfettamente immersi nel contesto politico sociale della fine degli anni '60 e di tutti i '70. Parla a lungo del suo rapporto fraterno con Coppola, di cinque anni più grande: "Mi ero appena laureato in cinema a Los Angeles, mi interessava la fotografia, l'animazione, avevo fatto un corto di 15 minuti fantascientifico, THX 1138 - sarebbe poi diventato il suo primo lungometraggio, L'uomo che fuggì dal futuro, ndr - lui lavorava con Roger Corman ed era davvero intenzionato a fare il regista, nel 1969 cominciò la nostra avventura con American Zoetrope, la società fondata insieme". È un viaggio in mondi cinematografici leggendari quello che, sostenuto in sala da un vero e proprio tifo di appassionati, ricorda Lucas. La saga di Guerre Stellari innanzitutto, Indiana Jones ma anche Mishima, Labyrinth, Willow di Ron Howard e poi American Graffiti, "è il mio preferito, la premiere fu la cosa più pazzesca vissuta, tutti scatenati come ad un concerto rock e che successo: oltre 100 milioni di dollari". Lucas con la sua carriera ha cambiato la concezione del fare il cinema, "per me non valgono le divisioni di ruolo", ha detto il regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, montatore. Alcuni film portano la sua regia come il primo Guerre Stellari ad esempio e tutti sono scritti e prodotti da lui. "La dote? Ai giovani e agli studenti di cinema dico sempre: la perseveranza. Io sono stato un ragazzo testardo", ha proseguito. Definire visionario, sempre proiettato sul futuro anche lontanissimo dalla terra è pleonastico, Lucas con la sua holding è da tempo ormai molto altro. Ma è divertente sentirlo raccontare la prima volta a Cannes, proprio con il corto Thx 1138. "Era il 1971 e la Quinzaine des Réalisateurs prese il film ma la produzione, la Warner non aveva intenzione di farci andare in Francia, così con il co-sceneggiatore riuscimmo a racimolare soldi per arrivare. Entrammo senza biglietto di nascosto alla prima. Dopo qualche anno la stampa mi chiese perché non avessimo partecipato alla conferenza stampa: 'semplice, non lo sapevamo'. A Cannes è tornato altre volte: con Star Wars, Episodio III - La vendetta dei Sith nel 2005, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo nel 2008 e Indiana Jones e il quadrante del destino nel 2023. I suoi lavori, ha sottolineato, "non sono i generi di film che prendono premi ai festival", ma a quanto dice neanche lo hanno arricchito: "È un mito che si guadagni soldi con il cinema".
G.Vogl--MP