Messi, 'il festival Verdi fa politica, non ci sottraiamo'
Al via la 24ma edizione con nuove ramificazioni
(di Bianca Maria Manfredi) Il festival Verdi di Parma - che si è aperto ieri con una Street parade per la città a cui hanno partecipato oltre mille artisti - si espande e fa politica. "È un tema a cui non vogliamo sottrarci: per le istituzioni culturali è quotidiano l'impegno a costruire comunità. È qualcosa di costitutivo del teatro che nasce come momento di confronto sociale e deve continuare ad esserlo" ha spiegato all'ANSA il sovrintendente del Teatro Regio Leonardo Messi. Come si fa politica? Intanto scegliendo proprio 'potere e politica' come titolo di questa edizione che il 26 settembre metterà in scena al Regio, prima assoluta dopo l'esordio di Parigi del 1865 (e l'esecuzione in forma di concerto nel 2020 sempre a Parma), Macbeth nella versione in francese - opera in cui Verdi esplora il tema della sede di potere e della distruzione che porta con sé - continua a Busseto con il Ballo in maschera che Verdi fu costretto ad ambientare in America per sfuggire alla censura, passa per Attila (in forma di concerto al teatro Magnani di Fidenza) e non si esime dall'opera politica per eccellenza di Verdi: La battaglia di Legnano, qui con la regia di Valentina Carrasco. Oltre al festival (in cui si esibiscono Filarmonica Toscanini, coro del Regio, orchestra e coro del Comunale di Bologna, orchestra giovanile italiana), ci sono l'ormai tradizionale rassegna Verdi Off, con una serie di appuntamenti in luoghi anche insoliti della città, dai parchi agli ospedali, e la nuova 'Ramificazioni', con concerti con musiche di autori a cui Verdi si è ispirato o che lui stesso ha ispirato e presenze molto diversa fra di loro, dall'artista visiva Shirin Neshat, in esilio per la sua opposizione al regime iraniano, in collaborazione con Maxime Pascal, a Teodor Currentzis, direttore greco, criticato per i legami con la Russia, e la sua Musicaeternaorchestra. "Ci sono approfondimenti tematici che sono cortocircuiti" fra loro" ha ammesso il sovrintendente, vanno in direzioni anche opposte, come appunto ramificazioni. "Il festival cerca di espandere i propri confini, intesi come luoghi coinvolti ma anche come nuovi pubblici" ha aggiunto. Anche a questo servono le rassegne. Però con un programma che va in direzione così variegate "c'è la necessità di un centro forte che è rappresentato dal tema. E abbiamo deciso per un tema inserito nel dibattito culturale contemporaneo". Il tema sarà ripreso anche nel Gala verdiano, in programma, come di consueto, il 10 ottobre, compleanno del maestro, con un programma di arie inserite in altre opere in cui Verdi esplora politica e potere - Ernani, Simon Boccanegra e Don Carlo - e un cast che include Vladimir Stoyanov e Luca Salsi. Proprio al Gala sarà annunciato il programma del prossimo anno. Tutti gli artisti hanno sottoscritto il manifesto etico del teatro che li impegna (anche questo un atto politico) a dedicare un po' del loro tempo alla città, con incontri rivolti al pubblico, anche con fragilità, come quello recluso. Un modo di essere sostenibili e inclusivi. "E' il modo del teatro di dichiarare il suo impegno non solo a fare produzioni culturali di qualità, ma comunità, in tutta la stagione. Il festival - ha concluso - ha il ruolo di primo esploratore, può essere maggiormente trasgressivo, ma poi la quotidianità del teatro lo raggiunge".
D.Johannsen--MP